L’eternit venne utilizzato, a partire dai primi anni del novecento, per la realizzazione di lastre e tegole per le coperture di immobili civili e industriali.
L’asbesto e tutte le forme di amianto lavorato come l’eternit, vennero inoltre impiegate anche per la lavorazione di tubi, per la costruzione di acquedotti e per la produzione di manufatti in generale.
La pericolosità inizialmente non era conosciuta, ma venne scoperta molti anni prima che l’amianto, anche sotto forma di eternit, venisse vietato.
Per questo motivo, ancora oggi, è possibile trovare abitazioni o edifici che presentano tracce di amianto.
Attualmente solo sei regioni italiane, ovvero Campania, Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta, hanno dichiarato di aver terminato il censimento per quanto concerne la presenza di prodotti in asbesto, mentre in Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna, Sicilia, Veneto e nella Provincia Autonoma di Bolzano censimento non è ancora stato completato.
Per quanto concerne le coperture e i materiali in eternit ancora oggi presenti è indispensabile intervenire con lo smaltimento dell’eternit stesso.
Maneggiare i prodotti in amianto è estremamente pericoloso, poiché è sufficiente una minima sollecitazione per causare una frattura, che potrebbe comportare il rilascio di fibre e la loro conseguente dispersione nell'aria.
Ecco quindi che lo smaltimento dell’eternit deve essere operato da professionisti del settore che abbiano conseguito le regolari abilitazioni.
Le aziende specializzate nella bonifica dell’amianto adottano infatti particolari accorgimenti di protezione, per garantire uno smaltimento sicuro, senza che l’amianto stesso venga disperso nell’aria e sia pericoloso per chi risiede nella zona e per gli operatori stessi che si occupano della rimozione dell’eternit.